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La NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord), in questi
anni ha accresciuto il proprio impegno bellico, l’Iraq e l’Afghanistan in particolare
sono i campi di battaglia in cui ha provato a piegare la resistenza dei popoli
sotto occupazione; oggi in Iraq la NATO e i suoi alleati – Israele, Arabia
Saudita, Emirati - combattono l’influenza dell’Iran e della Siria.
In Turchia, il governo conduce la sua guerra interna contro gli oppositori e
le popolazioni curde con il sostanziale appoggio degli alleati occidentali: operazioni
che coinvolgono le forze armate e i servizi segreti turchi, strettamente connessi
e dipendenti dai servizi e dalle forze armate statunitensi, non possono essere
state decise solo ad Ankara. La guerra oggi assume sempre più l’aspetto di una
guerra degli Stati contro le popolazioni civili. La Turchia sta rapidamente
evolvendo in quella direzione.
Anche in Italia vediamo attuarsi questa politica, dall’operazione Mare Nostrum
- ora Frontex-Triton - che vede l’uso di navi da guerra, droni e truppe
speciali per “accogliere” migranti e rifugiati, ai militari che pattugliano
le strade con la scusa della minaccia terroristica.
L’esercito a guardia della TAV e nella Terra dei Fuochi ha il chiaro scopo di
reprimere le istanze popolari, dimostrando la volontà del governo di arrivare
fino alla guerra civile per imporre scelte dissennate e autoritarie.
Ecco il risultato di una lunga pianificazione, che vede uno stretto legame tra
la NATO e il FMI, tra politiche di guerra e di austerità. Agli stati viene
affidato un ruolo insostituibile nel sostegno al capitalismo nella sua politica
di rapina a mano armata a danno degli sfruttati e dei ceti popolari.
E’ la stessa politica della Russia, della Cina e di ogni governo, che non
può fare a meno di una classe che goda di privilegi economici a danno della maggioranza
dei cittadini per mantenere un minimo di consenso.
Il movimento anarchico è stato presente e spesso promotore delle ultime iniziative
contro la guerra e il militarismo. E’ urgente passare da iniziative locali
e su temi specifici ad un vero movimento antimilitarista, unito, autonomo
e di massa; questo è possibile se il movimento si costruisce non contro questa
o quella guerra, contro questa o quella potenza imperialistica, ma contro
ogni guerra, contro ogni militarismo - abbia pure la stella rossa o l’aquila
zarista come simboli - attorno all’autorganizzazione e all’azione diretta,
senza deleghe a partiti e istituzioni, senza illusioni costituzionali.
Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del
continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via
dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità.
E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.”
J. Donne, Per chi suona la campana
“Se verrà la guerra, marcondiro’ndero,
(…)
La guerra è dappertutto, marcondiro’ndera
La terra è tutto un lutto, chi la consolerà?”
F. De André, Girotondo
“Non nel tuo nome”? “Non nel tuo giardino”?
Su una Firenze distratta e indaffarata, dopo papi e presidenti, il 25 e
26 novembre calano anche gli assassini della NATO.
E c’è chi va ad ossequiarli, da rappresentante delle istituzioni democraticamente
elette dal “popolo italiano”. E c’è chi va ad acclamarli, quasi fossero
i supereroi di un videogioco fattosi bruscamente coinvolgente.
Guerra! I cugini francesi sono in guerra! I bollettini si susseguono senza
pausa, freneticamente.
Come nel maggio del 1940, quando furono gli “italiani” ad invadere i
“francesi” (molti dei quali se la sono ovviamente legata al dito). Proprio
come il “Vile! Tu uccidi un uomo morto… ” di fiorentina (corta e ipocrita)
memoria.
Senza pausa, non freneticamente ma coscienziosamente, i portavoce degli assassini
preparano il terreno per diffondere la psicosi dei “terroristi all’attacco della
nostra civiltà”.
Siamo in guerra! e presto i terroristi colpiranno anche da noi! con bombe
prima esplodenti poi batteriologiche!
(Ah, già! Ma forse le abbiamo fornite noi, così come avevamo distribuito
napalm e virus in giro per il mondo?)
“Volete la guerra?” Ma la prima dichiarazione di guerra è stata fatta dalla
Francia (e dalla coalizione di cui fa parte, dalla Nato e dalla Russia) a
quella realtà misconosciuta che un acronimo in lingua anglo-americana designa
come I.S.I.S. (Islamic State of Iraq and Syria), che come uno stato si struttura
e opera, a dispetto dei goffi tentativi dei media occidentali di sminuirne o
eliminarne la sacra statualità.
“… e guerra sia!” Non è in nostro nome che gli apparati militari dei nostri
stati hanno - in saecula saeculorum - invaso, depredato, violentato,
bombardato (con bombe esplodenti e batteriologiche), convertito, deportato
o annientato pezzi di umanità in lontane parti del pianeta. Certo è che qualche
forma di risposta è giunta fino ad una parte di pianeta a noi più vicina: il
nostro giardino (un tempo l’hortus della tradizione latina classica dove oziare
e filosofeggiare, più recentemente il “backyard” della tradizione anglosassone
per il meritato, indisturbato week-end), dove non vorremmo cassonetti o
inceneritori, che pure riteniamo indispensabili purché “più in là”, al
fronte. Il fronte deve essere lontano.
“Più in là”, da “loro”, è però anche dove dobbiamo andare – indesiderati
- a cercare e prendere le risorse, energetiche in particolare, che ci consentono
i nostri dispendiosi standard di vita Ovviamente, il fine giustifica i mezzi.
“Più in qua”, da “noi”, è però dove sono costretti a venire “loro”
– indesiderati - a cercare acqua, cibo, medicine e quanto consenta una
vita migliore. Ovviamente, i mezzi non garantiscono il fine.
Questa dissimmetria, questa disparità di trattamento, questa divisione tra
sfruttati e sfruttatori, tra servi e padroni è voluta, creata e mantenuta
dagli stati e dai loro eserciti.
Non a caso, in stati permeati da settarismi e allucinazioni religiose, dove
gran parte dei probi cittadini è convinta dell’esistenza dei miracoli e degli
extraterrestri, per non parlare dell’origine divina dell’universo o dello sbarco
sulla luna, la principale ossessione è proprio quella degli “invasori” (basti
pensare alla sterminata filmografia di Hollywood sugli UFO): i comunisti ieri,
gli islamici oggi. Negli aeroporti angloamericani i corridoi di arrivo per
gli stranieri sono segnati dai cartelli indicanti “aliens” (altra parola di
origine latina…).
La NATO rappresenta il principale mezzo militare a disposizione degli stati occidentali
per traghettare dal passato al futuro il colonialismo e l’imperialismo di sempre,
garantendo nel contempo l’export dei propri modelli culturali, capitalistici
e consumistici.
Questo avviene in una cornice in cui la disparità di valutazione degli atti bellici
è strutturale: il nostro è un intervento legittimo, giusto, misurato e umanitario
(anche quando si colpiscono civili inermi e incolpevoli); il loro è mero atto
di terrorismo, efferato e inumano (specialmente perché si colpiscono civili
nel loro quieto vivere democratico).
La nostra civiltà, la nostra cultura guardano con orrore ai pazzi e ai suicidi.
E poi, “loro” si drogano pure per diventare più feroci…
… come i fanti italiani ubriacati di grappa nelle trincee nella prima guerra
mondiale, come gli aviatori anglo-americani sempre eccitati con le anfetamine
durante la seconda, come gli eroici soldati statunitensi fatti di eroina in
Corea o di cocaina in Vietnam… e, in effetti, il termine “assassino”
potrebbe derivare dall’arabo “hashish” col quale si inebriavano appunto gli
adepti dell’omonima setta fanatica, mentre ai crociati in Terrasanta e ai conquistadores
del nuovo mondo per esaltarsi, avere le visioni e prepararsi con croce e spada
in mano al massacro degli infedeli erano sufficienti i canonici “digiuno e preghiera”.
”Difenderemo (e diffonderemo) la nostra civiltà” è lo slogan che apparentemente
ha sostituito le formule religiose. La laicissima Francia e l’ America dei
multi-culti (religiosissimi e integralistissimi) hanno facile presa nell’agitare
lo spauracchio del dio dei nemici e farne il Dio del Male Assoluto. I francesi
hanno sacrificato qualcuno dal passaporto francese sull’altare della Patria sperando
di cavarsela, prima con quegli iconoclasti rompiscatole di Charlie Hebdo, in
questi giorni con la “grandeur” ferita a suon di cadaveri.
Nella moderna Italietta provinciale, più modestamente, ci si accontenta di
gridare “al lupo!” per giustificare la progressiva militarizzazione del territorio
a fini di controllo e repressione interni; inoltre, si seguita ad inginocchiarsi
davanti ai massimi esponenti dell’industria bellica multinazionale, come se
le spese militari fossero il miglior motore per l’economia del Belpaese degli
italiani brava gente.
“Difenderemo (e diffonderemo) i nostri valori e il nostro stile di vita”
è lo slogan che mette al riparo lo Spread e il Brent dei capitalisti, i SUV,
i Giga e la coscienza di chi li sostiene, sia sulle rive del nord-Atlantico
sia in medio Oriente. Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, dagli
Appennini alle Ande…
“Pecunia non olet”, il denaro non puzza, armi e petrolio nemmeno. Al
contrario, profumano per dittatori, petromonarchi, galli, sauditi e yankees,
che li commerciano. E in questo profumo la loro espressione, l’ ISIS,
si immerge a fondo.
L’iniziale cautela del governo italiano sull’eventualità di incrementare il proprio
coinvolgimento nel conflitto può essere spiegata, oltre che dal timore di svegliare
il can che dorme (i “terroristi nati e cresciuti qui da noi” come dice Renzi),
con la consueta reverenziale sudditanza verso il Vaticano. Quest’ultimo manifesta
infatti un significativo interesse nell’accoglienza di profughi e migranti di
ogni dove. Nello slogan “una famiglia in ogni parrocchia” si riversano e
fondono le brame imprenditoriali e di evangelizzazione dei vertici ecclesiastici:
è molto più proficuo far venire gli infedeli qua invece che inseguirli là dalle
loro parti..
Gli stessi americani (che hanno cimiteri militari alquanto affollati) preferiscono
rimanere a casa e “salvare il soldato Ryan” inviando droni.
Nel frattempo, sempre in occidente, la società civile, democratica e progressista
fa indigestione di cibi e musica etnici, equi e solidali, di rispetto e integrazione,
di progetti e adozioni “a distanza”, ma in molte zone dell’oriente vale
sempre il vecchio adagio “vedere mangiare gli altri non placa la mia fame”
Conflitto di culture e civiltà? Ovviamente no. Il conflitto di interessi
(cioè di potere) tra le tre più diffuse e potenti religioni monoteiste ne vede
per il momento due alleate contro la terza. Gli attentatori/assassini di questa
sono frequentemente chiamati “kami-kaze” (nel Giappone politeista, è l’espressione
poetica traducibile con “degli dei-il vento”) invece che con il corretto termine
arabo “martiri-di-Allah”, alla faccia del rispetto di cui si riempiono la
bocca preti, rabbini e compagnia. Poi ci si sorprende se qualcuno, invece
di prenderla con filosofia e senso dell’umorismo, imbraccia il fucile (che
magari gli abbiamo venduto) e fa fuoco.
Le vittime tutte non han nazione, i carnefici tutti invece sì.
I Terroristi che sfruttano, affamano, imprigionano, torturano, bombardano
(anche in nome tuo e anche nel tuo giardino, oh, complice!) sono gli Stati,
si chiamino essi Francia, Stati Uniti, Italia, Unione Europea, Chiesa,
ISIS…
…NON SIAMO STATI NOI, NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO…
senza soldati, niente guerre…
Ma io non sono qui egregio presidente
per ammazzar la gente più o meno come me
…
a tutti griderò
di non partire più e di non obbedire
per andare a morire per non importa chi
Per cui se servirà del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro se vi divertirà
e dica pure ai suoi se vengono a cercarmi
che possono spararmi io armi non ne ho
B. Vian, Il disertore
Assemblea degli anarchici toscani – Livorno 22/11/2015
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sentences:
- Contro guerra, fascismo e razzismo -
- È possibile viaggiare nel tempo?
- Nessuno è N.A.T.O. per servire -
- source_sentence: "[ Changsha, Hunan, Cina ](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/changsha-hunan-cina-2/>\
\ \"vai alla fotogallery\") [Changsha, Hunan, Cina](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/changsha-hunan-cina-2/>)\
\ Changsha, Hunan, Cina [Bowling Green, Kentucky, Stati Uniti](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/bowling-green-kentucky-stati-uniti/>)\
\ Bowling Green, Kentucky, Stati Uniti [Los Angeles, California, Stati Uniti](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/los-angeles-california-stati-uniti-9/>)\
\ Los Angeles, California, Stati Uniti [Londra, Inghilterra, Regno Unito](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/londra-inghilterra-regno-unito-49/>)\
\ Londra, Inghilterra, Regno Unito [Katmandu, Nepal](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/katmandu-nepal-28/>)\
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\ Versailles, Francia [Al-Shati, Striscia di GAza](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/al-shati-striscia-di-gaza-2/>)\
\ Al-Shati, Striscia di GAza [Parigi, Francia](<https://www.ilpost.it/2017/07/03/lunedi-3-luglio/parigi-francia-102/>)\
\ Parigi, Francia \n *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare\
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\ della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari\n *[) ]:\
\ Rigore\n *[Rig), 63′ ]: Rigore\n *[ NF]: Norfolk Island\n"
sentences:
- Mercoledì 19 ottobre
- Lunedì 3 luglio
- Giovedì 17 novembre
- source_sentence: "\n> \n> Meng Hongwei – ex capo dell’Interpol, la principale organizzazione\
\ internazionale di cooperazione di polizia – [ha ammesso](<https://news.yahoo.com/1-former-interpol-chief-admits-064551649.html>)\
\ di aver ricevuto 14.5 milioni di yuan (circa 1,8 milioni di euro) di tangenti.\
\ L'ammissione è arrivata durante un'udienza del processo a suo carico per corruzione,\
\ che è in corso a Tianjin, in Cina. Lo ha riferito il _Quotidiano del Popolo_\
\ , il giornale ufficiale del Partito Comunista cinese. Meng, che era stato viceministro\
\ cinese della Sicurezza, aveva fatto molto parlare di sé nel [settembre 2018](<https://www.ilpost.it/2018/10/05/sparito-capo-interpol-meng-hongwei/>),\
\ quando si era dimesso da capo dell’Interpol con effetto immediato, senza spiegare\
\ nulla nemmeno ai familiari. Due settimane dopo il governo cinese aveva comunicato\
\ il suo[ arresto](<https://www.ilpost.it/2018/10/08/cina-presidente-interpol-arrestato-meng-hongwei/>)\
\ e lo scorso marzo le autorità cinesi lo avevano infine incriminato per corruzione.\n\
\ *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste\n\
\ *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità\
\ e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari\n *[) ]: Rigore\n *[Rig),\
\ 63′ ]: Rigore\n *[ NF]: Norfolk Island\n"
sentences:
- L'ex ufficiale della marina Dong Jun è stato nominato ministro della Difesa in
Cina, dopo la scomparsa del suo predecessore
- Il pianto di Serey Die
- Meng Hongwei, ex capo dell’Interpol, ha ammesso di aver ricevuto tangenti
- source_sentence: "\n\n\n\n\r\n \r\n \t23 novembre\
\ 2018 11:24\r\n \r\n \n\n\n\n\nIl motore di ricerca\
\ Google ha annunciato che prenderà provvedimenti in modo che chi naviga online\
\ possa sapere chi paga le pubblicità a carattere politico che compariranno sugli\
\ schermi di telefoni e computer. \n\n\nÈ una conseguenza diretta delle manipolazioni\
\ che si sono verificate durante le elezioni statunitensi del 2016, quando decine\
\ di milioni di elettori hanno ricevuto pubblicità mirate via internet senza sapere\
\ che erano legate alla Russia, come hanno rivelato le udienze del congresso in\
\ quest’ultimo mese facendo aumentare la pressione sulle grandi piattaforme digitali.\
\ \n\n\nI governi, negli Stati Uniti e in Europa, vorrebbero evitare che si ripetano\
\ fatti simili durante le prossime elezioni. Google ha deciso di agire unilateralmente\
\ invece di vedersi imporre regole dagli stati o dalla Commissione europea, con\
\ cui è in conflitto su diversi temi. \n\n\nOltre ad annunciare di aver trovato\
\ il modo di far sapere chi ha pagato le pubblicità politiche o elettorali online,\
\ l’azienda tecnologica si è impegnata a verificare che gli annunci non contengano\
\ affermazioni false. \n\n\nIn tal senso sarà costituito un database europeo\
\ per stabilire chi acquista le pubblicità elettorali, a chi sono destinate e\
\ quanto denaro è stato speso. \n\nGoogle vorrebbe dare prova di buona condotta,\
\ ma la credibilità delle piattaforme digitali è compromessa\n\nGoogle risponde\
\ così agli obiettivi della \nlegge francese chiamata fake news\n, che contiene\
\ alcune disposizioni destinate a garantire la trasparenza sull’acquisto di contenuti\
\ sponsorizzati sulle piattaforme digitali durante i periodi elettorali. Altri\
\ stati europei stanno preparando leggi simili. \n\n\nLa legge francese, che\
\ prevede anche azioni più controverse come l’intervento di un giudice per stabilire\
\ se un’informazione è vera o falsa, sta per terminare il suo percorso parlamentare\
\ e dovrebbe entrare in vigore prima delle elezioni europee di maggio. \n\n\n\
Qualche mese fa uno scandalo ha travolto la società Cambridge Analytica, accusata\
\ di aver utilizzato illecitamente milioni di dati personali di utenti Facebook\
\ per influenzare elettori statunitensi, britannici e keniani. Le indagini avevano\
\ svelato metodi sofisticati su scala mai vista. \n\nDel consiglio d’amministrazione\
\ di Cambridge Analytica faceva parte Steve Bannon, personaggio legato all’estrema\
\ destra statunitense e già consulente di Donald Trump. Bannon oggi è attivo in\
\ Europa, dove ha creato un movimento per aiutare i partiti populisti e d’estrema\
\ destra in vista delle elezioni europee. Bannon è particolarmente vicino all’italiano\
\ Matteo Salvini e all’ungherese Viktor Orbán. \n\n\nIn ballo, insomma, c’è la\
\ regolarità della campagna elettorale europea. Google vorrebbe dare prova di\
\ buona condotta, ma la credibilità delle piattaforme digitali è talmente compromessa\
\ che sarebbe ingenuo sottovalutare il bisogno di regolamentazione. Il primo passo\
\ di Google è positivo, ma si può fare di meglio. \n\n\n(Traduzione di Andrea\
\ Sparacino)\n \n\nLeggi anche:\n\n\n\nL’Europa è all’avanguardia nella protezione\
\ dei nostri dati\n \n\n\nCome nasce l’inchiesta su Cambridge Analytica?\n \n\n\
\nIl prologo poco conosciuto del caso Cambridge Analytica\n \n\n\n\n \n \
\ \n\nTecnologia\n"
sentences:
- I social network faticano a contrastare le notizie false
- 'Simba La Rue torna agli arresti domiciliari, annullate tutte le date dei concerti:
"Motivi indipendenti dalla volontà dell’artista”'
- Google promette trasparenza per le elezioni europee
- source_sentence: "\n\nCome tutti gli appassionati di della serie TV _Boris_ sanno,\
\ il regista René Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino, sceglie come\
\ compagno di viaggio per ogni suo nuovo progetto professionale un pesce rosso.\
\ I pesci rossi si susseguono, avendo tutti una caratteristica in comune: a ognuno\
\ di loro viene dato il nome di un grande giocatore di tennis, sport che René\
\ segue con grande passione. I pesci rossi del regista di Fiano Romano costituiscono\
\ infatti un viaggio attraverso decenni di tennis: Stan Smith, Adriano Panatta,\
\ John McEnroe, Ivan Lendl, Boris Becker, Michael Chang, Vanessa e Serena Williams\
\ e Roger Federer. Va rilevato che i pesci rossi di René hanno in comune, loro\
\ malgrado, anche un'altra caratteristica, ovvero quella di essere associati dal\
\ loro padrone a prodotti culturali scadenti, di bassa qualità: per usare le sue\
\ parole, fatti “a ca**o di cane”.Ma tra tanti pesci spunta una formica, la formica\
\ rossa che dà il titolo a un [pregevole cortometraggio](<https://www.youtube.com/watch?v=KKLM8OkncBo>)\
\ realizzato dal personaggio interpretato da Pannofino, in cui alle raffinate\
\ immagini che non vogliono affatto compiacere un pubblico digiuno di ogni linguaggio\
\ filmico si accompagna uno script altrettanto importante, poetico e pregno di\
\ valori forti e dal grande afflato umanistico. Anche in questo caso la dedica\
\ va a un tennista, [Arthur Ashe](<https://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Ashe>),\
\ che nasceva il 10 luglio di 80 anni fa. Non è un caso che a lui sia dedicato\
\ il cortometraggio che trasmette i più nobili valori perché è questo che Ashe\
\ ha fatto nella sua vita, con la parola e soprattutto con l'esempio. Il tennista\
\ afroamericano sosteneva che un campione è colui che lascia il suo sport migliore\
\ di come lo ha trovato e lui è riuscito ad andare anche oltre, lasciando il mondo\
\ migliore di come lo aveva trovato. E tutto questo lo ha fatto tenendo fede al\
\ suo concetto di eroismo, sobrio e non drammatico, mirato non al superamento\
\ degli altri ma al loro aiuto. \n[Abbonati a MicroMega](<https://beacons.ai/micromega_rivista_abbonamenti>)\
\ \nCome tennista, Arthur Ashe ha vinto quattro Coppe Davis, un US Open (e oggi\
\ il campo centrale di Flushing Meadows [porta il suo nome](<https://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Ashe_Stadium>)),\
\ un Australian Open e un Wimbledon, superando nell'epica finale del 1975 il favorito\
\ Jimmy Connors. Una sfida, ancor prima che tra due tennisti, tra due esseri umani\
\ che non avrebbero potuto essere più diversi, almeno a giudicare dalle loro figure\
\ pubbliche: riflessivo e compassato Ashe, esplosivo e irruento Connors. “Jimbo”\
\ era il grande favorito, avendo come sua principale alleata una giovinezza che\
\ lo poneva su un piano vantaggioso nell’affrontare Ashe, già 32enne. Sfavorito\
\ sul piano atletico, Ashe vinse sul piano tattico e mentale, una vittoria conseguita\
\ con gli stessi ingredienti che l’anno prima erano valsi a Muhammad Alì [la riconquista\
\ del titolo dei pesi massimi](<https://it.wikipedia.org/wiki/The_Rumble_in_the_Jungle>)\
\ a Kinshasa contro George Foreman, ugualmente più giovane e favorito. Ashe appartiene\
\ alla stretta cerchia di atleti in cui si inserisce lo stesso Alì, ossia di coloro\
\ che, pur avendo eccelso nel loro sport, se ne sono serviti in fondo come punto\
\ di partenza, come trampolino da cui lanciarsi per ottenere qualcosa di molto\
\ più grande. \nCosì come Alì è partito dalla boxe per prendere a pugni il razzismo,\
\ altrettanto ha fatto Ashe iniziando dal tennis, agendo però con la sottile delicatezza\
\ di una voleè o di un lob. La sua lotta contro l’apartheid che allora attanagliava\
\ il Sudafrica ne è un chiaro e fulgido esempio. Ashe infatti ha sfidato il Paese\
\ mostrandone le iniquità, vedendosi rifiutato il visto per giocare all’Open di\
\ Johannesburg a partire dal 1968. Il Sudafrica venne squalificato dalla Coppa\
\ Davis nel 1972, per esservi riammesso l’anno dopo ad alcune condizioni, una\
\ delle quali era proprio l’ammissione di Ashe al torneo. Il 20 novembre del 1973\
\ il tennista di [Richmond](<https://www.ubitennis.com/blog/2023/02/06/30-anni-senza-arthur-ashe-in-realta-non-e-mai-andato-via/>)\
\ è il primo giocatore di colore a calcare il campo da tennis del più importante\
\ torneo sudafricano. Tra le condizioni poste a sua volta per accettare l’invito\
\ del regime sudafricano a giocare nel Paese, Ashe aveva preteso che sugli spalti\
\ non vigesse la suddivisione abituale tra bianchi e neri, che sedevano in settori\
\ diversi; la richiesta sarà in parte disattesa, ma si tratterà di uno dei colpi\
\ di coda di un regime destinato a crollare, anche sotto i colpi dell’eroismo\
\ sobrio di Ashe. [Come ci racconta](<https://www.ubitennis.com/sport/tennis/2013/11/20/985140-sfida_storica_ashe_sudafrica.shtml>)\
\ Alessandro Mastroluca, che gli ha dedicato [un libro](<https://www.ibs.it/successo-viaggio-arthur-ashe-simbolo-libro-alessandro-mastroluca/e/9788867760121>),\
\ in realtà l’inizio di quella avventura umana ancor prima che sportiva non fu\
\ facile, tanto che alcuni giornalisti di colore che lo incontrano prima del torneo\
\ lo accusarono con la sua presenza di legittimare il regime dell’apartheid e\
\ di fare sostanzialmente una passerella, una comparsata, poiché nulla sarebbe\
\ cambiato in seguito alla sua presenza; questa la risposta di Ashe: “Il progresso\
\ arriva un po' per volta: quando me ne sarò andato, qualcosa resterà”. Oltre\
\ che da quella successiva storia, la legittimazione di questa posizione gli venne\
\ da un uomo presente a un incontro con la stampa organizzatagli da Don Mattera,\
\ tra i fondatori dell’Union of Black Journalists e del Congress of South African\
\ writers, uno dei pochi giornalisti di colore a credere nella bontà della sua\
\ azione: “Tu per me sei una sfida, una sfida a non avere paura, a essere più\
\ libero. E se non lo sarò io, lo saranno i miei figli”. Appena qualche giorno\
\ dopo, il 30 novembre 1973, con la Convenzione sulla Soppressione e la Punizione\
\ del Crimine dell’Apartheid, l’Onu denunciava la discriminazione razziale in\
\ atto in Sudafrica come un “crimine contro l’umanità in violazione delle leggi\
\ internazionali”. E tre anni più tardi sarebbero stati proprio i figli a scendere\
\ in strada, dando vita a quelli che sarebbero rimasti nella storia come gli scontri\
\ di Soweto. Si tratta di una protesta studentesca a seguito di un decreto governativo\
\ che imponeva a tutte le scuole per neri di utilizzare l'afrikaans, la lingua\
\ dei coloni bianchi, come lingua paritetica all'inglese. Nel giugno del 1976\
\ gli studenti scesero in strada appunto a Soweto, sobborgo di Johannesburg, dove\
\ la repressione della polizia fu brutale e lasciò una lunga scia di morti di\
\ fronte ai quali la comunità internazionale non poteva più in alcun modo continuare\
\ a voltarsi dall’altra parte. Proprio a Soweto nel 1974 Ashe aveva edificato\
\ [il suo centro sportivo](<https://arthurashe.ucla.edu/south-africa/>), composto\
\ da campi da tennis e anche da una libreria, a testimonianza di un’idea di integrazione\
\ resa possibile attraverso lo sport e la cultura. Il regime dell'apartheid cadrà\
\ nel 1991 e, una volta ottenuta la libertà, l'uomo simbolo proprio della lotta\
\ all'apartheid, Nelson Mandela, consapevole [dell'importanza dello sport](<https://archivio.micromega.net/il-film-della-settimana-invictus-linvincibile-di-clint-eastwood/>)\
\ nella costruzione di un corpo sociale solido e armonico, [volle incontrare proprio\
\ Arthur Ashe](<https://www.lastampa.it/blogs/2013/02/06/news/ashe-il-tennista-che-faceva-sognare-mandela-1.37249276/>),\
\ che tanto aveva fatto per un Sudafrica più libero e giusto semplicemente non\
\ arrendendosi nella sua ripetuta richiesta di visti per giocare all'Open di Johannesburg.\n\
\nL’impegno di Arthur Ashe non si è comunque “limitato” alla sua lotta contro\
\ l’apartheid. Laureatosi in Business Administration alla prestigiosa Università\
\ UCLA, nel cui sito è presente [una sezione](<https://arthurashe.ucla.edu/>)\
\ che mantiene viva la _legacy_ del suo celebre studente, Ashe ha rivestito un\
\ ruolo importante anche nella nascita dell’ATP, l’Association Tennis Players,\
\ quella che ancora attualmente governa il mondo del tennis professionistico.\
\ Per quanto oggi possa far storcere il naso una sorta di “sindacalizzazione”\
\ degli sportivi professionisti, ritenuti sempre e comunque dei privilegiati,\
\ va considerato che all’epoca (tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei\
\ Settanta) la loro capacità di incidere nell’ambito dello sport di cui erano\
\ i mattatori era piuttosto limitata e grazie al loro sforzo collettivo nell’associarsi\
\ nell’ATP hanno potuto ottenere guadagni e tutele congrui alla loro effettiva\
\ rilevanza. Lo sport professionistico è anche lavoro, un lavoro che spesso è\
\ parte di un business globale di cui i protagonisti principali, gli atleti, se\
\ non adeguatamente consapevoli, rischiano di essere delle “manovalanze” sottopagate\
\ in rapporto agli introiti che garantiscono. Questo è anche quanto aveva capito\
\ [Diego Armando Maradona](<https://www.micromega.net/la-fede-maradoniana-napoli-celebra-il-suo-capitano-eterno/>),\
\ un altro atleta che non si limitava a praticare bene il proprio sport, il cui\
\ tentativo di istituire un sindacato per calciatori, non riconosciuto dalla FIFA,\
\ si arenò sul nascere. \nL’ultima battaglia combattuta sua malgrado da Arthur\
\ Ashe è stata quella contro l’AIDS, avendo contratto nel 1988 il virus dell’HIV\
\ in seguito a una trasfusione. Anche in questo caso l’enorme forza morale che\
\ lo ha guidato per tutta la vita, quella che da afroamericano lo aveva portato\
\ a eccellere nello sport dei bianchi per eccellenza e a sfidare un regime iniquo\
\ come quello sudafricano, gli ha fatto affrontare la malattia in modo diverso,\
\ considerando sé stesso non come una semplice vittima del male ma come un messaggero\
\ scelto da esso per sensibilizzare il mondo (l’HIV è stato contratto anche da\
\ grandi campioni che oggi riescono a convivervi, come [Magic Johnson](<https://www.vanityfair.it/article/magic-johnson-30-anni-hiv-cosa-piu-difficile-dirlo-a-mia-moglie>)\
\ e [Greg Louganis](<https://www.repubblica.it/sport/2013/07/19/news/bentornato_divino_louganis_sono_un_sopravvissuto_ora_sposo_il_mio_compagno-63282431/>)).\
\ L’8 aprile 1992 annunciò al mondo la sua malattia, che ne causerà la morte l’anno\
\ dopo, esattamente il 6 febbraio 1993. Fiaccato nel fisico ma non nel morale,\
\ due mesi prima di morire Ashe fondò la Arthur Ashe Institute for Urban Health,\
\ per aiutare le persone dotate di un’assicurazione medica insufficiente a coprire\
\ le spese mediche, e solo una settimana prima di lasciarci concluse il suo libro\
\ scritto con il giornalista Arnold Rampersad, [_Days of Grace_](<https://www.ibs.it/giorni-di-grazia-mia-storia-ebook-arthur-ashe-arnold-rampersad/e/9788867831678>).\
\ Qui sono contenute alcune parole dedicate alla sua unica figlia, Camera Elizabeth,\
\ che lo aveva reso padre solo due anni prima di contrarre il virius, nel 1986:\
\ “Potrei non camminare con te per tutto il percorso, o anche per gran parte del\
\ percorso, mentre cammino con te adesso. Non essere arrabbiata con me se non\
\ sono lì di persona, vivo e vegeto, quando hai bisogno di me. Non vorrei altro\
\ che stare sempre con te. Non dispiacerti per me se me ne vado. Quando eravamo\
\ insieme, ti amavo profondamente e mi hai dato così tanta felicità che non potrò\
\ mai ripagarti. Camera, ovunque io sia quando il cuore fa male e sei stanca della\
\ vita, o quando inciampi e cadi e non sai se puoi rialzarti, pensa a me. Ti guarderò,\
\ sorriderò e tiferò per te”. \nE ancora oggi, a trent’anni dalla sua scomparsa,\
\ Arthur Ashe fa il tifo per tutti quelli che, con il loro eroismo sobrio, lottano\
\ per lasciare il mondo un posto migliore di come lo hanno trovato.\n\nCREDITI\
\ FOTO: [Rob Bogaerts|Wikimedia Commons](<https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Arthur_Ashe?uselang=it#/media/File:ABN-wereldtennistoernooi_in_Rotterdam_Arthur_Ashe_in_actie,_Bestanddeelnr_927-7839.jpg>)\n\
\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n"
sentences:
- Le nostre scelte irrazionali
- Arthur Ashe, 80 anni fa nasceva il tennista che avrebbe reso il mondo un posto
migliore
- L’economia ai piedi delle multinazionali
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# Flash-IT-HA-Classifier-Cossim-Extended
This is a [sentence-transformers](https://www.SBERT.net) model trained. It maps sentences & paragraphs to a 768-dimensional dense vector space and can be used for semantic textual similarity, semantic search, paraphrase mining, text classification, clustering, and more.
## Model Details
### Model Description
- **Model Type:** Sentence Transformer
<!-- - **Base model:** [Unknown](https://huggingface.co/unknown) -->
- **Maximum Sequence Length:** 512 tokens
- **Output Dimensionality:** 768 tokens
- **Similarity Function:** Cosine Similarity
<!-- - **Training Dataset:** Unknown -->
- **Language:** it
<!-- - **License:** Unknown -->
### Model Sources
- **Documentation:** [Sentence Transformers Documentation](https://sbert.net)
- **Repository:** [Sentence Transformers on GitHub](https://github.com/UKPLab/sentence-transformers)
- **Hugging Face:** [Sentence Transformers on Hugging Face](https://huggingface.co/models?library=sentence-transformers)
### Full Model Architecture
```
SentenceTransformer(
(0): Transformer({'max_seq_length': 512, 'do_lower_case': False}) with Transformer model: BertModel
(1): Pooling({'word_embedding_dimension': 768, 'pooling_mode_cls_token': False, 'pooling_mode_mean_tokens': True, 'pooling_mode_max_tokens': False, 'pooling_mode_mean_sqrt_len_tokens': False, 'pooling_mode_weightedmean_tokens': False, 'pooling_mode_lasttoken': False, 'include_prompt': True})
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```
## Usage
### Direct Usage (Sentence Transformers)
First install the Sentence Transformers library:
```bash
pip install -U sentence-transformers
```
Then you can load this model and run inference.
```python
from sentence_transformers import SentenceTransformer
# Download from the 🤗 Hub
model = SentenceTransformer("mrinaldi/flash-it-ha-classifier-cossim-fpt")
# Run inference
sentences = [
"\n\nCome tutti gli appassionati di della serie TV _Boris_ sanno, il regista René Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino, sceglie come compagno di viaggio per ogni suo nuovo progetto professionale un pesce rosso. I pesci rossi si susseguono, avendo tutti una caratteristica in comune: a ognuno di loro viene dato il nome di un grande giocatore di tennis, sport che René segue con grande passione. I pesci rossi del regista di Fiano Romano costituiscono infatti un viaggio attraverso decenni di tennis: Stan Smith, Adriano Panatta, John McEnroe, Ivan Lendl, Boris Becker, Michael Chang, Vanessa e Serena Williams e Roger Federer. Va rilevato che i pesci rossi di René hanno in comune, loro malgrado, anche un'altra caratteristica, ovvero quella di essere associati dal loro padrone a prodotti culturali scadenti, di bassa qualità: per usare le sue parole, fatti “a ca**o di cane”.Ma tra tanti pesci spunta una formica, la formica rossa che dà il titolo a un [pregevole cortometraggio](<https://www.youtube.com/watch?v=KKLM8OkncBo>) realizzato dal personaggio interpretato da Pannofino, in cui alle raffinate immagini che non vogliono affatto compiacere un pubblico digiuno di ogni linguaggio filmico si accompagna uno script altrettanto importante, poetico e pregno di valori forti e dal grande afflato umanistico. Anche in questo caso la dedica va a un tennista, [Arthur Ashe](<https://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Ashe>), che nasceva il 10 luglio di 80 anni fa. Non è un caso che a lui sia dedicato il cortometraggio che trasmette i più nobili valori perché è questo che Ashe ha fatto nella sua vita, con la parola e soprattutto con l'esempio. Il tennista afroamericano sosteneva che un campione è colui che lascia il suo sport migliore di come lo ha trovato e lui è riuscito ad andare anche oltre, lasciando il mondo migliore di come lo aveva trovato. E tutto questo lo ha fatto tenendo fede al suo concetto di eroismo, sobrio e non drammatico, mirato non al superamento degli altri ma al loro aiuto. \n[Abbonati a MicroMega](<https://beacons.ai/micromega_rivista_abbonamenti>) \nCome tennista, Arthur Ashe ha vinto quattro Coppe Davis, un US Open (e oggi il campo centrale di Flushing Meadows [porta il suo nome](<https://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Ashe_Stadium>)), un Australian Open e un Wimbledon, superando nell'epica finale del 1975 il favorito Jimmy Connors. Una sfida, ancor prima che tra due tennisti, tra due esseri umani che non avrebbero potuto essere più diversi, almeno a giudicare dalle loro figure pubbliche: riflessivo e compassato Ashe, esplosivo e irruento Connors. “Jimbo” era il grande favorito, avendo come sua principale alleata una giovinezza che lo poneva su un piano vantaggioso nell’affrontare Ashe, già 32enne. Sfavorito sul piano atletico, Ashe vinse sul piano tattico e mentale, una vittoria conseguita con gli stessi ingredienti che l’anno prima erano valsi a Muhammad Alì [la riconquista del titolo dei pesi massimi](<https://it.wikipedia.org/wiki/The_Rumble_in_the_Jungle>) a Kinshasa contro George Foreman, ugualmente più giovane e favorito. Ashe appartiene alla stretta cerchia di atleti in cui si inserisce lo stesso Alì, ossia di coloro che, pur avendo eccelso nel loro sport, se ne sono serviti in fondo come punto di partenza, come trampolino da cui lanciarsi per ottenere qualcosa di molto più grande. \nCosì come Alì è partito dalla boxe per prendere a pugni il razzismo, altrettanto ha fatto Ashe iniziando dal tennis, agendo però con la sottile delicatezza di una voleè o di un lob. La sua lotta contro l’apartheid che allora attanagliava il Sudafrica ne è un chiaro e fulgido esempio. Ashe infatti ha sfidato il Paese mostrandone le iniquità, vedendosi rifiutato il visto per giocare all’Open di Johannesburg a partire dal 1968. Il Sudafrica venne squalificato dalla Coppa Davis nel 1972, per esservi riammesso l’anno dopo ad alcune condizioni, una delle quali era proprio l’ammissione di Ashe al torneo. Il 20 novembre del 1973 il tennista di [Richmond](<https://www.ubitennis.com/blog/2023/02/06/30-anni-senza-arthur-ashe-in-realta-non-e-mai-andato-via/>) è il primo giocatore di colore a calcare il campo da tennis del più importante torneo sudafricano. Tra le condizioni poste a sua volta per accettare l’invito del regime sudafricano a giocare nel Paese, Ashe aveva preteso che sugli spalti non vigesse la suddivisione abituale tra bianchi e neri, che sedevano in settori diversi; la richiesta sarà in parte disattesa, ma si tratterà di uno dei colpi di coda di un regime destinato a crollare, anche sotto i colpi dell’eroismo sobrio di Ashe. [Come ci racconta](<https://www.ubitennis.com/sport/tennis/2013/11/20/985140-sfida_storica_ashe_sudafrica.shtml>) Alessandro Mastroluca, che gli ha dedicato [un libro](<https://www.ibs.it/successo-viaggio-arthur-ashe-simbolo-libro-alessandro-mastroluca/e/9788867760121>), in realtà l’inizio di quella avventura umana ancor prima che sportiva non fu facile, tanto che alcuni giornalisti di colore che lo incontrano prima del torneo lo accusarono con la sua presenza di legittimare il regime dell’apartheid e di fare sostanzialmente una passerella, una comparsata, poiché nulla sarebbe cambiato in seguito alla sua presenza; questa la risposta di Ashe: “Il progresso arriva un po' per volta: quando me ne sarò andato, qualcosa resterà”. Oltre che da quella successiva storia, la legittimazione di questa posizione gli venne da un uomo presente a un incontro con la stampa organizzatagli da Don Mattera, tra i fondatori dell’Union of Black Journalists e del Congress of South African writers, uno dei pochi giornalisti di colore a credere nella bontà della sua azione: “Tu per me sei una sfida, una sfida a non avere paura, a essere più libero. E se non lo sarò io, lo saranno i miei figli”. Appena qualche giorno dopo, il 30 novembre 1973, con la Convenzione sulla Soppressione e la Punizione del Crimine dell’Apartheid, l’Onu denunciava la discriminazione razziale in atto in Sudafrica come un “crimine contro l’umanità in violazione delle leggi internazionali”. E tre anni più tardi sarebbero stati proprio i figli a scendere in strada, dando vita a quelli che sarebbero rimasti nella storia come gli scontri di Soweto. Si tratta di una protesta studentesca a seguito di un decreto governativo che imponeva a tutte le scuole per neri di utilizzare l'afrikaans, la lingua dei coloni bianchi, come lingua paritetica all'inglese. Nel giugno del 1976 gli studenti scesero in strada appunto a Soweto, sobborgo di Johannesburg, dove la repressione della polizia fu brutale e lasciò una lunga scia di morti di fronte ai quali la comunità internazionale non poteva più in alcun modo continuare a voltarsi dall’altra parte. Proprio a Soweto nel 1974 Ashe aveva edificato [il suo centro sportivo](<https://arthurashe.ucla.edu/south-africa/>), composto da campi da tennis e anche da una libreria, a testimonianza di un’idea di integrazione resa possibile attraverso lo sport e la cultura. Il regime dell'apartheid cadrà nel 1991 e, una volta ottenuta la libertà, l'uomo simbolo proprio della lotta all'apartheid, Nelson Mandela, consapevole [dell'importanza dello sport](<https://archivio.micromega.net/il-film-della-settimana-invictus-linvincibile-di-clint-eastwood/>) nella costruzione di un corpo sociale solido e armonico, [volle incontrare proprio Arthur Ashe](<https://www.lastampa.it/blogs/2013/02/06/news/ashe-il-tennista-che-faceva-sognare-mandela-1.37249276/>), che tanto aveva fatto per un Sudafrica più libero e giusto semplicemente non arrendendosi nella sua ripetuta richiesta di visti per giocare all'Open di Johannesburg.\n\nL’impegno di Arthur Ashe non si è comunque “limitato” alla sua lotta contro l’apartheid. Laureatosi in Business Administration alla prestigiosa Università UCLA, nel cui sito è presente [una sezione](<https://arthurashe.ucla.edu/>) che mantiene viva la _legacy_ del suo celebre studente, Ashe ha rivestito un ruolo importante anche nella nascita dell’ATP, l’Association Tennis Players, quella che ancora attualmente governa il mondo del tennis professionistico. Per quanto oggi possa far storcere il naso una sorta di “sindacalizzazione” degli sportivi professionisti, ritenuti sempre e comunque dei privilegiati, va considerato che all’epoca (tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta) la loro capacità di incidere nell’ambito dello sport di cui erano i mattatori era piuttosto limitata e grazie al loro sforzo collettivo nell’associarsi nell’ATP hanno potuto ottenere guadagni e tutele congrui alla loro effettiva rilevanza. Lo sport professionistico è anche lavoro, un lavoro che spesso è parte di un business globale di cui i protagonisti principali, gli atleti, se non adeguatamente consapevoli, rischiano di essere delle “manovalanze” sottopagate in rapporto agli introiti che garantiscono. Questo è anche quanto aveva capito [Diego Armando Maradona](<https://www.micromega.net/la-fede-maradoniana-napoli-celebra-il-suo-capitano-eterno/>), un altro atleta che non si limitava a praticare bene il proprio sport, il cui tentativo di istituire un sindacato per calciatori, non riconosciuto dalla FIFA, si arenò sul nascere. \nL’ultima battaglia combattuta sua malgrado da Arthur Ashe è stata quella contro l’AIDS, avendo contratto nel 1988 il virus dell’HIV in seguito a una trasfusione. Anche in questo caso l’enorme forza morale che lo ha guidato per tutta la vita, quella che da afroamericano lo aveva portato a eccellere nello sport dei bianchi per eccellenza e a sfidare un regime iniquo come quello sudafricano, gli ha fatto affrontare la malattia in modo diverso, considerando sé stesso non come una semplice vittima del male ma come un messaggero scelto da esso per sensibilizzare il mondo (l’HIV è stato contratto anche da grandi campioni che oggi riescono a convivervi, come [Magic Johnson](<https://www.vanityfair.it/article/magic-johnson-30-anni-hiv-cosa-piu-difficile-dirlo-a-mia-moglie>) e [Greg Louganis](<https://www.repubblica.it/sport/2013/07/19/news/bentornato_divino_louganis_sono_un_sopravvissuto_ora_sposo_il_mio_compagno-63282431/>)). L’8 aprile 1992 annunciò al mondo la sua malattia, che ne causerà la morte l’anno dopo, esattamente il 6 febbraio 1993. Fiaccato nel fisico ma non nel morale, due mesi prima di morire Ashe fondò la Arthur Ashe Institute for Urban Health, per aiutare le persone dotate di un’assicurazione medica insufficiente a coprire le spese mediche, e solo una settimana prima di lasciarci concluse il suo libro scritto con il giornalista Arnold Rampersad, [_Days of Grace_](<https://www.ibs.it/giorni-di-grazia-mia-storia-ebook-arthur-ashe-arnold-rampersad/e/9788867831678>). Qui sono contenute alcune parole dedicate alla sua unica figlia, Camera Elizabeth, che lo aveva reso padre solo due anni prima di contrarre il virius, nel 1986: “Potrei non camminare con te per tutto il percorso, o anche per gran parte del percorso, mentre cammino con te adesso. Non essere arrabbiata con me se non sono lì di persona, vivo e vegeto, quando hai bisogno di me. Non vorrei altro che stare sempre con te. Non dispiacerti per me se me ne vado. Quando eravamo insieme, ti amavo profondamente e mi hai dato così tanta felicità che non potrò mai ripagarti. Camera, ovunque io sia quando il cuore fa male e sei stanca della vita, o quando inciampi e cadi e non sai se puoi rialzarti, pensa a me. Ti guarderò, sorriderò e tiferò per te”. \nE ancora oggi, a trent’anni dalla sua scomparsa, Arthur Ashe fa il tifo per tutti quelli che, con il loro eroismo sobrio, lottano per lasciare il mondo un posto migliore di come lo hanno trovato.\n\nCREDITI FOTO: [Rob Bogaerts|Wikimedia Commons](<https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Arthur_Ashe?uselang=it#/media/File:ABN-wereldtennistoernooi_in_Rotterdam_Arthur_Ashe_in_actie,_Bestanddeelnr_927-7839.jpg>)\n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n\n \n",
'Arthur Ashe, 80 anni fa nasceva il tennista che avrebbe reso il mondo un posto migliore',
'Le nostre scelte irrazionali',
]
embeddings = model.encode(sentences)
print(embeddings.shape)
# [3, 768]
# Get the similarity scores for the embeddings
similarities = model.similarity(embeddings, embeddings)
print(similarities.shape)
# [3, 3]
```
<!--
### Direct Usage (Transformers)
<details><summary>Click to see the direct usage in Transformers</summary>
</details>
-->
<!--
### Downstream Usage (Sentence Transformers)
You can finetune this model on your own dataset.
<details><summary>Click to expand</summary>
</details>
-->
<!--
### Out-of-Scope Use
*List how the model may foreseeably be misused and address what users ought not to do with the model.*
-->
## Evaluation
### Metrics
#### Triplet
* Dataset: `ha-extended-validation`
* Evaluated with [<code>TripletEvaluator</code>](https://sbert.net/docs/package_reference/sentence_transformer/evaluation.html#sentence_transformers.evaluation.TripletEvaluator)
| Metric | Value |
|:-------------------|:-----------|
| cosine_accuracy | 0.8578 |
| dot_accuracy | 0.1337 |
| manhattan_accuracy | 0.8589 |
| euclidean_accuracy | 0.8597 |
| **max_accuracy** | **0.8597** |
#### Triplet
* Dataset: `ha-extended-final`
* Evaluated with [<code>TripletEvaluator</code>](https://sbert.net/docs/package_reference/sentence_transformer/evaluation.html#sentence_transformers.evaluation.TripletEvaluator)
| Metric | Value |
|:-------------------|:-----------|
| cosine_accuracy | 0.8589 |
| dot_accuracy | 0.1321 |
| manhattan_accuracy | 0.8617 |
| euclidean_accuracy | 0.8617 |
| **max_accuracy** | **0.8617** |
<!--
## Bias, Risks and Limitations
*What are the known or foreseeable issues stemming from this model? You could also flag here known failure cases or weaknesses of the model.*
-->
<!--
### Recommendations
*What are recommendations with respect to the foreseeable issues? For example, filtering explicit content.*
-->
## Training Details
### Training Hyperparameters
#### Non-Default Hyperparameters
- `eval_strategy`: steps
- `per_device_train_batch_size`: 64
- `per_device_eval_batch_size`: 16
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- `warmup_ratio`: 0.1
- `fp16`: True
#### All Hyperparameters
<details><summary>Click to expand</summary>
- `overwrite_output_dir`: False
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- `eval_strategy`: steps
- `prediction_loss_only`: True
- `per_device_train_batch_size`: 64
- `per_device_eval_batch_size`: 16
- `per_gpu_train_batch_size`: None
- `per_gpu_eval_batch_size`: None
- `gradient_accumulation_steps`: 1
- `eval_accumulation_steps`: None
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- `learning_rate`: 2e-05
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- `adam_beta2`: 0.999
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- `max_grad_norm`: 1.0
- `num_train_epochs`: 3
- `max_steps`: -1
- `lr_scheduler_type`: linear
- `lr_scheduler_kwargs`: {}
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- `log_level_replica`: warning
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- `tpu_metrics_debug`: False
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- `fsdp_transformer_layer_cls_to_wrap`: None
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- `batch_sampler`: batch_sampler
- `multi_dataset_batch_sampler`: proportional
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### Training Logs
| Epoch | Step | Training Loss | Validation Loss | ha-extended-validation_max_accuracy | ha-extended-final_max_accuracy |
|:------:|:----:|:-------------:|:---------------:|:-----------------------------------:|:------------------------------:|
| 2.7701 | 1000 | 1.4281 | 1.6170 | 0.8597 | - |
| 3.0 | 1083 | - | - | - | 0.8617 |
### Framework Versions
- Python: 3.12.2
- Sentence Transformers: 3.2.1
- Transformers: 4.45.2
- PyTorch: 2.4.1+cu121
- Accelerate: 1.0.1
- Datasets: 3.0.1
- Tokenizers: 0.20.1
## Citation
### BibTeX
#### Sentence Transformers
```bibtex
@inproceedings{reimers-2019-sentence-bert,
title = "Sentence-BERT: Sentence Embeddings using Siamese BERT-Networks",
author = "Reimers, Nils and Gurevych, Iryna",
booktitle = "Proceedings of the 2019 Conference on Empirical Methods in Natural Language Processing",
month = "11",
year = "2019",
publisher = "Association for Computational Linguistics",
url = "https://arxiv.org/abs/1908.10084",
}
```
#### TripletLoss
```bibtex
@misc{hermans2017defense,
title={In Defense of the Triplet Loss for Person Re-Identification},
author={Alexander Hermans and Lucas Beyer and Bastian Leibe},
year={2017},
eprint={1703.07737},
archivePrefix={arXiv},
primaryClass={cs.CV}
}
```
<!--
## Glossary
*Clearly define terms in order to be accessible across audiences.*
-->
<!--
## Model Card Authors
*Lists the people who create the model card, providing recognition and accountability for the detailed work that goes into its construction.*
-->
<!--
## Model Card Contact
*Provides a way for people who have updates to the Model Card, suggestions, or questions, to contact the Model Card authors.*
-->
|